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Rischi degli integratori per il tumore alla prostata

Affrontare i problemi alla prostata non è mai facile. In alcuni casi anche i trattamenti più consolidati non sono sempre particolarmente efficaci e si potrebbe optare per rimedi più naturali, come erbe e integratori.

Ma è necessario utilizzarli con cautela e consultare sempre il proprio medico prima di assumere qualsiasi sostanza.

Negli Stati Uniti ormai circa un terzo degli uomini con tumore alla prostata utilizza almeno una forma di terapia di medicina complementare, comprese erbe e integratori.

Alcuni studi hanno suggerito che erbe e integratori potrebbero aiutare il trattamento del tumore alla prostata, ma la preoccupazione principale è che alcune erbe e integratori possono interagire tra loro o con i farmaci prescritti.

Ad esempio, possono aumentare gli effetti di alcuni farmaci o inibirne i benefici.

Una delle interazioni più comuni coinvolge erbe come l’iperico (Hypericum perforatum, o erba di San Giovanni) che agiscono sul fegato agendo sugli enzimi del citocromo P450, che metabolizzano i farmaci.

Altre erbe, come la Serenoa repens (o saw palmetto) che ormai moltissimi uomini assumono per l’iperplasia prostatica benigna e integratori di melatonina possono aumentare il rischio di sanguinamento se assunti con altri farmaci come aspirina, ibuprofene, naprossene, anticoagulanti o farmaci antipiastrinici.

Un altro problema è che non esistono studi sul fatto che erbe e integratori possano proteggere dal tumore alla prostata o rallentarne la crescita.

Uno degli studi più pubblicizzati sugli integratori e sul tumore alla prostata è lo studio SELECT (Selenium and Vitamin E Cancer Prevention Trial), che ha esplorato l’uso di vitamina E e integratori di selenio.

Studi preliminari suggerivano che entrambi avessero la capacità di ridurre il rischio di sviluppare un tumore alla prostata nell’uomo. Tuttavia, i risultati dello studio SELECT, pubblicati nel 2011 su JAMA, hanno rilevato che gli uomini che assumevano integratori di vitamina E avevano un rischio maggiore del 17% di tumore alla prostata rispetto agli uomini che assumevano un placebo (fonte).

Nel 2014, i ricercatori, utilizzando i dati dello studio SELECT, hanno scoperto che alte dosi di vitamina E (400 unità internazionali al giorno) o selenio (200 microgrammi al giorno) non solo non apportano alcun beneficio agli uomini a rischio di tumore alla prostata, ma in alcuni casi rappresentavano un pericolo (fonte). Ad esempio, gli uomini che assumevano già selenio ad alte dosi prima dello studio hanno avuto una probabilità aumentata di sviluppare un tumore alla prostata dopo aver assunto altro selenio. Inoltre, negli uomini con bassi livelli di selenio, l’integrazione di vitamina E ha aumentato il rischio totale di tumore alla prostata del 63% e ha aumentato il rischio di cancro di alto grado del 111%.

La linea di fondo è che le erbe e gli integratori non fanno miracoli e, sebbene possano portare benefici ad alcuni uomini con malattie della prostata, è sempre necessario consultare il medico per sapere se possono supportare il proprio specifico trattamento.

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