TUMORE ALLA PROSTATA

INCIDENZA
Il tumore alla prostata è la neoplasia maligna più frequente nella popolazione di sesso maschile in Europa e in Nord e Sud America.
L’incidenza tende ad aumentare con l’aumentare dell’età, con valori maggiori tra i 65 e i 74 anni.
L’età media di diagnosi è tra i 60 e i 70 anni e si stima che circa un uomo su sette riceverà diagnosi di tumore prostatico nel corso della propria vita.
A livello europeo si osserva un’incidenza più elevata nel Nord Europa e nell’Europa occidentale (>200/100000), ma si registrano incidenze in aumento anche nell’Europa orientale e meridionale.
A livello mondiale gli Stati Uniti registrano valori più alti di incidenza, in particolare tra gli afro-americani, mentre in Cina i tassi risultano più bassi. In Italia il tumore della prostata è la prima forma di neoplasia nel sesso maschile, con quasi 40.000 nuovi casi all’anno (36.000 nel 2021), rappresentando circa il 20% di tutti i tumori diagnosticati negli uomini.
L’incidenza di questa malattia cambia molto in rapporto all’età: circa 1 caso su 1.627 tra i giovani (0-49 anni), 1 caso su 20 nella classe d’età adulta (50-69 anni), 1 caso 12 tra gli uomini sopra i 70 anni.
MORTALITA'
I tassi di mortalità sono generalmente più elevati nella popolazione afro-americana, mentre risultano inferiori in Asia, Europa e Oceania.
Nella maggior parte dei Paesi europei la sopravvivenza relativa a 5 anni dalla diagnosi presenta valori intorno all’80-90% nella fascia tra 55 e 64 anni e intorno al 50-60% dopo i 75 anni, mentre negli stati dell’est europeo si registrano valori inferiori.
Per quanto riguarda l’Italia, il tumore alla prostata rappresenta la terza causa di morte per malattie oncologiche negli uomini, con circa 7.000 decessi nel 2021, ma grazie ai progressi della medicina, la sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi per questa patologia è arrivata al 91% (fonte AIRTUM). Nel nostro paese, infatti, 563.960 uomini (dati 2020) vivono con una diagnosi di tumore alla prostata.
FATTORI DI RISCHIO
L’età gioca un ruolo importante sia in termini di incidenza sia di riduzione della sopravvivenza.
Il rischio familiare nel tumore di prostata è relativamente alto e la proporzione di più casi in una famiglia è più elevata rispetto ad altri tipi di tumore.
Negli uomini con storia familiare positiva si osserva un aumentato rischio di carcinoma della prostata al di sotto dei 65 anni. L’associazione dimostrata tra familiarità e rischio aumentato ha portato a pensare che ci possa essere una componente ereditaria. I soggetti che presentano mutazioni dei geni oncosoppressori BRCA1 e BRCA2 hanno un aumentato rischio di carcinoma prostatico.
Anche l’obesità sembra essere un fattore di rischio di tumore della prostata a causa degli alterati livelli circolanti di ormoni steroidei coinvolti nel metabolismo, in grado di stimolare la crescita e lo sviluppo della prostata, ma anche la cancerogenesi.
E’ stato inoltre documentato un incremento di rischio di tumore correlato al fumo di sigaretta. Per i fumatori esiste un rischio più elevato di tumore molto aggressivo. I grandi fumatori hanno un rischio di morte per tumore prostatico dal 24 al 30% più elevato rispetto ai non fumatori.
SINTOMI
- difficoltà a urinare (in particolare a iniziare)
- necessità di urinare spesso
- dolore quando si urina
- sangue nelle urine o nello sperma
- sensazione di incompleto svuotamento della vescica
- bruciori saltuari
- problemi di erezione.
SCREENING E PREVENZIONE
Attualmente l’esame routinario per il tumore della prostata è il test de PSA.
Il PSA è normalmente presente in minima quantità nel sangue, ma il livello tende ad aumentare con l’età, in presenza di infezione urinaria o iperplasia prostatica benigna o di tumore della prostata.
Generalmente si considera nella norma un valore di PSA totale inferiore a 4 ng/ml, ma l’interpretazione del risultato dell’esame deve essere sempre messa in relazione con l’età e con la storia clinica dell’individuo.
Altri fattori che possono influire leggermente sul livello di PSA e, quindi, sull’esito del test sono:
- un recente rapporto sessuale con eiaculazione; un‘esplorazione digito-rettale;
- un’ecografia transrettale;
- manovre urologiche (inserimento di catetere, cistoscopia);
- minimi traumi causati dall’uso prolungato della bicicletta o della moto.
In tali casi è consigliabile attendere qualche giorno prima di effettuare il test.
Un livello di PSA compreso tra 4 e 10 ng/ml indica la presenza di un problema che potrebbe essere di origine infettiva o infiammatoria (prostatite); benigna (iperplasia prostatica benigna) o maligna (tumore). In associazione al test del PSA si esegue l’Esplorazione digito-rettale (DRE), esame condotto manualmente dall’urologo per valutare dimensioni e la consistenza della prostata. Può essere fastidioso, ma in generale non doloroso. Di solito, in presenza di tumore, la prostata risulta indurita e ‘nodosa’, mentre in presenza di iperplasia prostatica benigna è ingrossata, soda e liscia. In alcuni casi, potrebbe risultare normale alla palpazione, nonostante la presenza di un tumore.
DIAGNOSI E STADIAZIONE
- 10 cellule livello 3, 8 cellule livello 4, 5 cellule livello 2 = punteggio 7 (3+4)
- 2 cellule liv 3, 5 cellule liv 4, 10 cellule liv 5 = punteggio 9 (5+4)
- 20 cellule liv 3 = punteggio 6 (3+3)
- GG1: GS 6 (3+3)
- GG2: GS 7 (3+4)
- GG3: GS 7 (4+3)
- GG4: GS 8 (4+4, 3+5, 5+3)
- GG5: GS 9 o 10 (4+5, 5+4, 5+5)
- Molto basso: GG1 (su max 2 biopsie) E PSA<10
- Basso: GG1 E PSA<10
- Medio favorevole: GG2
- Medio sfavorevole: GG3 E/O PSA 10–20
- Alto: GG4 o GG5 E/O PSA>20
- Molto alto: GG4 o GG5 (almeno 4 biopsie positive)