Biopsia della prostata con esito negativo: posso stare tranquillo?

La biopsia prostatica è un esame invasivo, ma assolutamente necessario per effettuare una diagnosi di tumore della prostata. È infatti l’unico esame che permette di individuare la presenza di cellule tumorali all’interno della prostata.

Ma quando il risultato di una biopsia prostatica è negativo vuol dire che sicuramente non sarà presente un tumore?

Purtroppo non sempre.

Il tumore alla prostata è una malattia particolare. In molti casi si sviluppa in maniera multifocale, ovvero possono svilupparsi diversi piccoli tumori in punti anche distanti dell’organo, originando delle malattie con caratteristiche leggermente diverse.

Per ridurre al minimo la probabilità di “mancare” un tumore viene eseguita una biopsia sistematica che prevede il prelievo di 12 pezzetti di prostata in punti diversi.

Tuttavia in circa il 20% dei pazienti con una prima biopsia prostatica negativa, l’esecuzione di una seconda biopsia prostatica porta all’individuazione di un tumore.

Capita quindi che, nonostante il numero consistente di campioni, la biopsia sistematica possa mancare le cellule tumorali.

Un nuovo metodo, chiamato “biopsia mirata” permette di utilizzare le immagini acquisite grazie alla risonanza magnetica fuse con le immagini ecografiche per guidare il medico verso zone più verosimilmente sospette della prostata (fonte).

Molti grandi centri ospedalieri si sono ormai attrezzate per sostituire le biopsie sistematiche con l’approccio mirato grazie alla risonanza magnetica.

Tuttavia, nuove evidenze (fonte) suggeriscono che le biopsie mirate abbiano una più alta probabilità di mancare un tumore alla prostata e una discreta probabilità di classificare male il grado di aggressività della malattia.

In questo studio sono stati coinvolti 2.103 uomini con sospetto di tumore prostatico sulla base dei risultati del test del PSA e dell’esplorazione rettale. Ad ogni soggetto sono state eseguite biopsie mirate e sistematiche, in 1.312 uomini è stato riscontrato un tumore alla prostata e 404 di loro sono stati trattati chirurgicamente.

Le biopsie mirate da sole hanno mancato il 9% dei tumori ad alto rischio. A 123 uomini la biopsia mirata aveva individuato un tumore a basso a rischio che in realtà era una malattia a rischio intermedio. A 41 uomini con un tumore ad alto rischio la biopsia mirata aveva identificato un tumore a rischio basso o intermedio.

I ricercatori hanno concluso che sia la biopsia sistematica sia la biopsia mirata abbiano dei forti  limiti che possono in parte essere mitigati eseguendo contemporaneamente le due procedure.

La biopsia prostatica è l’unico modo per diagnosticare un tumore alla prostata. Tuttavia in alcuni casi può non essere in grado di individuare la malattia.

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2 commenti
    • NIB Biotec dice:

      Buonasera Giuseppe,
      non è detto che un PSA elevato (fino a 20 ng/ml) sia indice di tumore. Ovviamente può essere un campanello d’allarme che dovrebbe dirci di eseguire delle visite specialistiche di controllo. Se il sospetto permane, ad oggi la cosa migliore sembra essere la risonanza magnetica multiparametrica. In base al risultato della risonanza, del PSA, della visita urologica, della familiarità e dell’età il medico potrà capire se sia necessario o meno ri-sottoporsi a biopsia prostatica.

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