Metodi, esami e test che vengono eseguiti per controllare la salute della prostata

Dato che la distinzione tra un risultato negativo e uno positivo non è mai netta, è stato messo a punto un sistema per definire la probabilità di aver individuato un tumore. Questo sistema prende il nome di PI-RADS (Prostate Imaging Reporting And Data System”) che  si basa su una scala di valori da 1 a 5. Il valore rappresenta la probabilità che sia stata evidenziato un tumore:

  • PI RADS 1 – Rischio molto basso: altamente improbabile la presenza di un tumore clinicamente significativo
  • PI RADS 2 – Rischio basso: improbabile la presenza di un tumore clinicamente significativo
  • PI RADS 3 – Rischio intermedio: la presenza di un tumore clinicamente significativo è incerta (50%)
  • PI RADS 4 – Rischio alto: probabile la presenza di un tumore clinicamente significativo
  • PI RADS 5 – Rischio molto alto: altamente probabile la presenza di un tumore clinicamente significativo

In pratica una risonanza magnetica multiparametrica prostatica nel cui referto è indicato un PI-RADS 1 o 2 va considerata negativa. In presenza di lesioni PI-RADS 4 o 5, al contrario, l’esame va considerato positivo.

I referti con PI-RADS 3 sono invece considerati dubbi. In questi casi la decisione se eseguire la biopsia dipende anche dagli altri fattori di rischio (come il valore del PSA o l’esplorazione rettale).  Attualmente, in via prudenziale, tutti i pazienti con un reperto PI-RADS 3 vengono generalmente sottoposti a biopsia prostatica.

Nonostante i vantaggi di questa nuova tecnica nel diminuire il numero di biopsie su soggetti sani, va ricordato che, come osservato in diversi studi, circa un terzo dei tumori alla prostata rilevanti può non essere visto dalla risonanza magnetica multiparametrica, evidenziando alcuni limiti che ancora caratterizzano questa tecnica.

referenza: https://www.europeanurology.com/article/S0302-2838(18)30930-8/fulltext

Il tumore alla prostata è la neoplasia maligna più frequente nella popolazione di sesso maschile in Europa e in Nord e Sud America.
L’incidenza tende ad aumentare con l’aumentare dell’età, con valori maggiori tra i 65 e i 74 anni. L’età media di diagnosi è tra i 60 e i 70 anni.
In molti Paesi europei la sopravvivenza relativa a 5 anni dalla diagnosi presenta un trend decrescente al crescere dell’età, con valori intorno all’80-90% nella fascia tra 55 e 64 anni e intorno al 50-60% dopo i 75 anni.
Per quanto riguarda l’Italia, la sopravvivenza relativa a 5 anni nei casi diagnosticati tra il 2000 e il 2007 è risultata maggiore rispetto ai paesi del Nord Europa.
I tassi di mortalità più elevati si osservano nelle popolazioni afroamericane, mentre i più bassi nella popolazione asiatica.
Le differenze tra afro-americani, sudamericani, europei e asiatici sembrano essere dovute in parte alla diversa suscettibilità genetica, ma anche a diverse abitudini alimentari, stili di vita e fattori ambientali.
La mortalità per carcinoma prostatico varia ampiamente nei diversi Paesi. Le maggiori riduzioni di mortalità sono state rilevate nei Paesi occidentali, pur con differenze da uno stato a un altro.
Riassumendo, nel nostro paese un uomo su 8 sviluppa il cancro alla prostata nel corso della propria vita. Grazie agli esami di controllo la maggior parte dei tumori viene individuato in uno stadio non avanzato e quindi la sopravvivenza media a distanza di 5 anni dalla diagnosi risulta vicina al 95%.