L’Europa rivede lo screening del tumore alla prostata: test del PSA non per tutti.
Lo screening per il tumore alla prostata tramite il test del PSA ha contribuito negli a ridurre la mortalità di questa malattia. Tuttavia l’elevato rischio di sovradiagnosi e trattamenti eccessivi hanno sollevato forti dubbi sull’utilizzo di questo test sulla popolazione generale.
Da una recente revisione della letteratura scientifica condotta da SAPEA, un consorzio di consulenti scientifici indipendenti che supporta le decisioni della Commissione Europea, emerge che l’errore diagnostico del test del PSA potrebbe essere ridotto sottoponendo gli uomini anche ad una risonanza magnetica multiparametrica, e combinando i risultati con la visita eseguita dall’urologo, la storia familiare, l’esame digito-rettale e volume della prostata.
Nel 2015 le linee guida europee sconsigliavano uno screening sistematico del PSA sulla popolazione generale.
Le raccomandazioni contro i test sistematici del PSA sono ora in fase di revisione alla luce di nuovi dati, compreso un aumento nel numero di tumori alla prostata metastatici diagnosticati negli uomini di età superiore ai 75 anni.
Tuttavia, ci sono molte domande senza risposta che circondano l’utilità e il rapporto costo-efficacia dello screening del tumore alla prostata, in particolare quando si bilanciano i rischi di sovra e sotto diagnosi.
Ci si sta interrogando su quali debbano essere i criteri per decidere chi debba eseguire il test del PSA come screening per il tumore alla prostata.
Lo studio europeo ERSPC aveva stabilito che per poter vedere dei benefici in termini di riduzione della mortalità il test del PSA doveva essere eseguito ripetutamente sulla popolazione, per aumentare la probabilità di individuare i soggetti malati. Da questo studio è infatti emerso che per vedere una riduzione della mortalità per tumore alla prostata del 20% è necessario eseguire visite ripetute agli uomini per 14 anni.
Ma se da un lato ci sono uomini che sono sopravvissuti grazie ad una diagnosi precoce, dall’altro ci sono molti più uomini che si sono sottoposti a test del PSA. biopsia prostatica, visite urologiche, in maniera ripetuta senza averne una reale necessità.
Chi dovrebbe essere sottoposto a screening per il tumore alla prostata?
Per equilibrare i benefici e i danni dello screening del tumore alla prostata deve necessariamente essere definito il sottogruppo di uomini che ne avrebbe maggior vantaggio.
Gli uomini più anziani sono a maggior rischio di tumore alla prostata, ma sono anche a maggior rischio di sovradiagnosi.
Basandosi su un’analisi economica e sui dati dell’ERSPC, utilizzare una soglia di PSA di 3,0 ng/ml misurato ogni due anni nella fascia di età tra 55 e 59 anni potrebbe comportare un calo del 13% della mortalità per tumore alla prostata, con una quantità limitata di sovradiagnosi.
Test aggiuntivi per ridurre la biopsia e le sovradiagnosi non necessarie
Una serie di ulteriori test post-screening può essere offerto a uomini con livelli di PSA moderatamente elevati, al fine di aiutare a ridurre il rischio di sovradiagnosi.
È importante sottolineare che i tumori di basso grado per lo più non si evidenziano con la risonanza magnetica. Mettendo insieme diversi studi emerge che la risonanza magnetica prostatica potrebbe ridurre di circa un terzo la necessità di biopsia negli uomini con un risultato anomalo del PSA.
Al contrario, se la risonanza magnetica ha rilevato un’area molto sospetta, è probabile che questo sia un tumore in circa il 96% di casi.
Le indicazioni dell’Europa
La sovradiagnosi e il trattamento eccessivo sono importanti danni nello screening del tumore alla prostata, a causa dell’elevata sensibilità dei test PSA, che rileva un gran numero di tumori di basso grado a crescita lenta.
Dall’analisi degli studi effettuati fino ad ora in molti stati Europei, un utilizzo del test del PSA su soggetti selezionati in associazione alla risonanza magnetica biparametrica in caso di positività al test del sangue sembra possa essere la scelta migliore.
Bisogna però definire un limite di età massimo a cui sottoporre gli uomini a screening (possibilmente intorno a 65-69) e imporre una risonanza magnetica di alta qualità o un altro accurato test aggiuntivo per gli uomini positivi al test del PSA, per permettere di ridurre la sovradiagnosi e miglioreranno il rapporto costi/benefici.
I test del PSA opportunistici e non organizzati vedono attualmente un uso insufficiente nei giovani uomini e una sovradiagnosi negli uomini più anziani, quindi con la sola conseguenza di causare quantità sostanziali di inutili trattamenti.
Ad oggi, la maggior parte della ricerca sullo screening della prostata si è concentrata sulla riduzione dei danni dovuti alla sovradiagnosi. Ma questi sforzi molto probabilmente si sono tradotti inavvertitamente in un leggero aumento del numero di tumori aggressivi che vengono ignorati.
Bisognerà concentrarsi anche su tecniche e metodiche che permettano una migliore stratificazione del rischio di progressione della malattia, ma soprattutto test pratici ed efficaci per supportare la sorveglianza attiva per garantire l’approccio terapeutico più adatto e personalizzato possibile ad ogni paziente.
Stiamo lavorando ad un test delle urine per migliorare la selezione degli uomini da sottoporre a biopsia prostatica e aiutare il medico nell’individuare la terapia più adatta.
Se vuoi conoscere come funziona clicca QUI.
Io ho 67 anni, visita , esplorazione rettale negativi. PSA 10, eseguito RM multi., con diagnosi sospetta, fatto biopsia… Carcinoma della prostata con diffusione oltre il 60%. Se avessi seguito le linee guida, probabilmente mi sarebbe stata diagnosticata solo una prostatite (cosa cui in origine pensavo anche io…) Invece, sto facendo radioterapia ( non l’intervento).
Fortunatamente non ho MTS!
Buonasera Alberto,
purtroppo ogni caso è una storia a sè e questo complica la definizione di un percorso di screening che vada bene a tutti gli uomini.
Test del PSA, esplorazione rettale, risonanza magnetica… sono tutti esami che, chi più e chi meno, hanno un errore diagnostico sia in positivo sia in negativo ed integrandoli insieme può succedere di sommare tutti questi errori.
La tendenza è quella di fare biopsie anche in situazioni non troppo sospette. Questo da un lato permette di individuare precocemente molti tumori, ma di contro causa un enorme disagio in tutti quegli uomini che entrano nel vortice degli esami per il tumore alla prostata senza poi averne una reale necessità.
Fortunatamente nel suo caso la malattia sembra essere stata individuata precocemente e questo, come ci dicono le statistiche, è molto positivo per il successo della terapia.
Tenga duro!!!