Ad oggi sembrerebbe che gli uomini che consumano molto latte hanno maggiore probabilità di sviluppare un tumore alla prostata rispetto agli uomini che non seguono diete ricche di calcio.

Già nel 1998 uno studio aveva evidenziato che che gli uomini che bevevano più di due bicchieri di latte al giorno avevano un rischio maggiore di tumore alla prostata avanzato rispetto agli uomini che consumavano meno latte.

l latte intero sembra causare il maggior aumento del rischio, sebbene gli studi abbiano anche riscontrato un rischio maggiore associato al latte scremato.

I ricercatori hanno suggerito che le forti associazioni tra l’assunzione di latte e il tumore alla prostata potrebbero essere dovute ai livelli di grasso, calcio e ormoni del latte.

Altre teorie suggeriscono che il collegamento potrebbe essere causato da:

  • l’impatto negativo che gli alimenti ad alto contenuto di calcio hanno sull’equilibrio della vitamina D
  • l’aumento delle concentrazioni sieriche del fattore di crescita insulino-simile I (IGF-I) causato dai latticini
  • l’effetto dei latticini sui livelli di testosterone

Gli scienziati hanno anche esaminato l’impatto dei latticini sulla progressione del tumore alla prostata. Secondo uno studio del 2012, gli uomini con tumore alla prostata che bevevano latte intero avevano un aumentato rischio di mortalità.

Al contrario non è stata osservata questa correlazione con altri prodotti lattiero-caseari o latticini.

Uno studio più recente del 2016 ha osservato l’impatto dei latticini sulla salute e ha stabilito che la correlazione tra cancro alla prostata è inconcludente. Sono necessarie quindi ulteriori ricerche per confermare questa relazione.

Gli studi sull’elevata assunzione di calcio e sul tumore alla prostata sembrano concentrarsi principalmente sul latte, ma è stato osservato che anche altri prodotti lattiero-caseari aumentano il rischio. Questi alimenti includono gelato e formaggio a pasta dura. Si sa ancora poco, invece, su come yogurt, panna, burro e altri prodotti a base di latte influenzino il rischio di cancro alla prostata.

Secondo un recente studio pubblicato sulla prestigiosa rivista Science la flora intestinale può influire sulla crescita del tumore alla prostata e sulla risposta alle terapie, fornendo una fonte alternativa di androgeni che promuovono la crescita del tumore.

La terapia ormonale è una terapia standard per il tumore alla prostata avanzato che agisce abbassando i livelli di androgeni o inibendo la funzione di questi. Ma i ricercatori hanno scoperto che bassi livelli di androgeni nei pazienti possono facilitare l’espansione di alcuni batteri intestinali, che possono diventare delle vere e proprie “fabbriche” di ormoni.

I batteri intestinali fanno parte del nostro microbioma e solitamente svolgono funzioni preziose per l’uomo. Tuttavia, tumori e altre malattie possono rompere l’equilibrio tra batteri e corpo umano, ad esempio favorendone l’espansione.

Gli scienziati hanno scoperto che l’eliminazione di tutti i batteri intestinali negli animali in studio con cancro alla prostata rallentava la crescita del tumore e ritardava l’emergere della resistenza alla terapia ormonale.

Parallelamente è stata studiata la flora batterica di pazienti con tumore alla prostata in trattamento con terapia ormonale. In particolare sono stati esaminati 19 uomini i cui tumori alla prostata stavano rispondendo alla terapia ormonale e 55 uomini con carcinoma prostatico avanzato ormono-resistente.

Gli scienziati hanno identificato due ceppi di batteri, il Ruminococcus e la Prevotella stercorea, il primo apparentemente associato allo sviluppo della resistenza alla terapia ormonale e il secondo, invece, a esiti clinici favorevoli.

I ricercatori hanno generato in laboratorio dei “mini-tumori”, chiamati organoidi, partendo dal tumore dei pazienti e li hanno messi a contatto con i diversi ceppi batterici prima di trattarli con farmaci, concludendo che la terapia ormonale può stimolare i batteri intestinali a produrre ormoni androgeni. Questi androgeni possono quindi sostenere la crescita del tumore alla prostata e portare quindi a rendere meno efficace la terapia ormonale, peggiorando la sopravvivenza del paziente.

Questi dati preliminari rappresentano un interessante campo di studio. Una volta identificati in maniera completa i profili di batteri che si associano a risposta o resistenza alla terapia ormonale si potrebbero disegnare dei trattamenti volti a modulare e manipolare la flora intestinale in associazione ai trattamenti standard per il tumore alla prostata.

In futuro per aumentare il successo di una terapia antitumorale potrebbe quindi essere sufficiente mangiare un semplice yogurt!