Uno dei consigli nutrizionali che sembra scontato è quello di ridurre i grassi, ma le culture mediterranee sanno da secoli che l’olio d’oliva è una solida base per la loro dieta.

Quindi i grassi fanno bene? La risposta potrebbe essere sì! Alcuni tipi di grassi, nello specifico, l’olio extravergine di oliva (EVO).
L’olio d’oliva è una pietra miliare della dieta mediterranea, oltre a verdure, frutta, cereali integrali e legumi.

I suoi benefici sono principalmente dovuti ai composti naturali chiamati polifenoli, in particolar modo tirosolo e idrossitirosolo.

I polifenoli sono degli antiossidanti: riducono i radicali liberi e altre sostanze che reagiscono con le nostre cellule danneggiandole.

I polifenoli sono anche antinfiammatori. Un’infiammazione a lungo termine è la causa principale di molte malattie croniche, inclusi i tumori.

Attraverso una varietà di complesse interazioni nelle nostre cellule, i polifenoli aiutano a ridurre l’infiammazione. Ad esempio, uno dei tipi nell’olio d’oliva, chiamato oleocantale, ha proprietà simili all’ibuprofene.

La Dieta Mediterranea, con il suo largo utilizzo di olio d’oliva e cibi integrali non trasformati, è associata a un minor rischio di sviluppare molti tipi di tumori, incluso il tumore alla prostata, e ad una diminuzione nella mortalità per cancro (fonte).

Molti studi di laboratorio hanno dimostrato che il trattamento in vitro di cellule tumorali con i polifenoli ha rallentato la loro crescita o ne ha causato l’autodistruzione.

Studi osservazionali sull’uomo suggeriscono che un maggiore consumo di olio d’oliva è legato a un minor rischio di cancro in generale, e in particolare di cancro al seno e gastrointestinale (fonte). Sono necessarie maggiori informazioni prima di poter formulare raccomandazioni specifiche nel caso di pazienti con una patologia tumorale, ma i dati ottenuti su cellule e sulle osservazioni di popolazione sembrano promettenti.

Sei pronto per iniziare a usare olio EVO per saltare le tue verdure e condire la tua insalata?

Come la maggior parte dei cambiamenti nello stile di vita, questo deve essere un impegno a lungo termine: un solo cucchiaio di olio EVO non sarà sufficiente. Il consumo regolare (1-3 cucchiai al giorno, a seconda delle dimensioni e delle esigenze nutrizionali) nel corso della vita può fornire al tuo corpo una dose continua e costante di elementi per ridurre potenzialmente il rischio di sviluppare diverse malattie associate all’invecchiamento.

Infine, è probabile che tu ottenga il massimo dei benefici apportati dall’utilizzo di olio d’oliva come parte di uno stile di vita complessivamente sano, tra cui una dieta a base di cibi integrali, attività fisica e gestione dello stress.

I test di screening per i tumori, incluso il test del PSA (antigene prostatico specifico) per cercare segni precoci di tumore alla prostata, hanno permesso negli anni di aiutare a identificare precocemente una malattia oncologica favorendo la buona riuscita di un approccio terapeutico.

Il tumore alla prostata rappresenta il secondo tumore più comune per gli uomini in tutto il mondo con 375.304 decessi nel 2020 [fonte: IARC]. Quando la malattia viene diagnostica in fase precoce, quando il tumore è circoscritto alla prostata, può essere curata con successo o con chirurgia radicale oppure radioterapia. La mortalità per tumore alla prostata è diminuita progressivamente negli anni passati, principalmente per l’uso diffuso di esami di controllo preliminari [fonte]. Tuttavia, molti dei tumori alla prostata che vengono diagnosticati sono malattie che molto probabilmente non progrediranno mai. Per questi pazienti, una diagnosi porta quindi solo complicazioni dovute ad interventi non necessari, dalla biopsia in fase diagnostica ad un trattamento radicale.

La decisione di sottoporsi ad una biopsia prostatica per un sospetto di tumore si basa su esami preliminari, come l’esplorazione digito rettale e il test del PSA. Tuttavia, il grosso problema è che il PSA è un indicatore specifico della prostata, ma non per il tumore alla prostata, e i suoi livelli nel sangue possono essere influenzati anche da patologie prostatiche non maligne, come un ingrossamento, un’infezione o infiammazione, una eiaculazione, o semplicemente andando in bicicletta.

A causa di questa poca specificità, l’uso del test del PSA come esame di screening del PSA per il tumore alla prostata è diminuito di recente proprio a causa di preoccupazioni sulle eccessive diagnosi e i trattamenti non necessari [fonte].

Nell’ultimo decennio, sono stati studiati varie alternative al test del PSA, sia esami del sangue sia delle urine, per aiutare il medico nel valutare meglio il rischio di un paziente di sviluppare un tumore alla prostata clinicamente significativo.

Diversi nuovi test sono diventati disponibili in commercio, ma nessuno di questi è stato utilizzato di routine a causa di benefici limitati
rispetto allo standard [fonte].

Recenti studi hanno evidenziato che l’infertilità negli uomini potrebbe essere in qualche modo correlata al rischio di sviluppare un tumore alla prostata aggressivo [fonte]. La prostata è una ghiandola che produce il contenuto del liquido seminale, fondamentale per la sopravvivenza, la motilità e la qualità degli spermatozoi.

È già noto che l’infiammazione cronica possa alterare le caratteristiche chimiche della parte liquida dell’eiaculato, influendo sulla fertilità [fonte]. Tuttavia, la correlazione tra infertilità e tumore alla prostata rimane ancora poco chiara.

Durante la trasformazione neoplastica, le cellule subiscono profonde modificazioni sia nell’aspetto sia nella funzione.

La maggior parte delle neoplasie prostatiche sono degli adenocarcinomi, cioè tumori che originano da alterazioni delle cellule ghiandolari. Questa evidenza suggerisce che la trasformazione neoplastica nella prostata possa compromettere la composizione del liquido prostatico.

IL TUMORE ALLA PROSTATA PRODUCE MENO PSA

Un aumento dei valori di PSA nel sangue suonano come un campanello d’allarme per la probabilità di avere un tumore alla prostata.

Tuttavia, è noto da tempo che i tumori della prostata di alto grado possono perdere l’espressione del PSA [fonte].

Questo aspetto rappresenta un paradosso: se i tumori alla prostata in stadio avanzato producono meno PSA rispetto ad una prostata sana, in che modo un aumento del PSA nel sangue può essere indice di malattia maligna?

Questa discrepanza potrebbe spiegare alcune delle difficoltà legate all’utilità diagnostica della misurazione del PSA nel sangue.

Un test del PSA, ma non nel sangue

Negli uomini il tratto urinario è a stretto contatto con la prostata. Per questo motivo le molecole prodotte dal tessuto prostatico possono essere riversate e quindi rilevato nelle urine, rappresentando degli indicatori biologici per la diagnosi e la prognosi del cancro alla prostata.

Da uno studio recentemente pubblicato da un gruppo di ricerca dell’Università di Torino [fonte] emerge che sia possibile misurare la quantità delle molecole prodotte all’interno della prostata analizzando un campione di urine.

In questo studio, che ha coinvolto più di 500 uomini sottoposti a biopsia prostatica per un sospetto di tumore alla prostata, è stato visto che i livelli di PSA nel tessuto prostatico diminuiscono gradualmente all’aumentare dell’aggressività del tumore.

Parallelamente, è stato osservato che la quantità di PSA nelle urine rifletteva i livelli di PSA evidenziati nel tessuto.

Questo studio spiega in qualche modo alcuni dei limiti del classico test del PSA nel sangue e apre all’idea che l’analisi del PSA nelle urine possa funzionare come una sorta di “biopsia liquida” non invasiva rappresentando un nuovo ed interessante metodo per lo screening del tumore alla prostata.

Un esame delle urine più affidabile del classico test del PSA per capire se ci sia effettivamente un rischio di avere un tumore alla prostata.

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